Chi ha conosciuto? Cosa amava? Cosa odiava?
Ecco le succulente informazioni che abbiamo trovato ...
Rossini amava particolarmente tartufi, fois gras, tacchini ripieni, prosciutti e zamponi: nella sua vita, la sala da concerto e la sala da pranzo erano aspetti complementari dell’arte di vivere.
Da vero gourmand, si faceva spedire prelibatezze da tutta Europa: da Napoli faceva arrivare i maccheroni, da Siviglia i prosciutti, da Gorgonzola il formaggio, da Milano il panettone.
I regali a lui più graditi erano le mortadelle, gli zamponi, o comunque cose da mangiare; fondamentali per Rossini, specie sull’insalata e i maccheroni, erano i tartufi spediti da Ascoli.
Da vero gourmand, si faceva spedire prelibatezze da tutta Europa: da Napoli faceva arrivare i maccheroni, da Siviglia i prosciutti, da Gorgonzola il formaggio, da Milano il panettone.
I regali a lui più graditi erano le mortadelle, gli zamponi, o comunque cose da mangiare; fondamentali per Rossini, specie sull’insalata e i maccheroni, erano i tartufi spediti da Ascoli.
Innumerevoli sono gli aneddoti, le lettere, le storie, dove musica, cucina e vino si incontrano. Una delle sue frasi più celebri è la seguente: “Ho pianto tre volte nella mia vita: quando mi fischiarono la prima opera, quando sentii suonare Paganini e quando mi cadde in acqua, durante una gita in barca, un tacchino farcito ai tartufi“.
L’amore di Rossini per la buona cucina e il buon vino matura certamente nei primi anni della sua vita, vissuti a contatto con i profumi e i sapori del territorio delle Marche .
Gioachino Rossini, molto più di tanti altri suoi colleghi compositori-buongustai legò il proprio nome a quella festa dei sensi che è l’enogastronomia.
Quello di Rossini era un palato non solo goloso, ma anche pronto agli abbinamenti più calorici e bizzarri, raffinato in fatto di vini ed insaziabile fino al punto di riuscire ad ingurgitare ben dodici bistecche una dopo l’altra!
L’amore di Rossini per la buona cucina e il buon vino matura certamente nei primi anni della sua vita, vissuti a contatto con i profumi e i sapori del territorio delle Marche .
Gioachino Rossini, molto più di tanti altri suoi colleghi compositori-buongustai legò il proprio nome a quella festa dei sensi che è l’enogastronomia.
Quello di Rossini era un palato non solo goloso, ma anche pronto agli abbinamenti più calorici e bizzarri, raffinato in fatto di vini ed insaziabile fino al punto di riuscire ad ingurgitare ben dodici bistecche una dopo l’altra!
Lui pensava che:
"Dopo il non far nulla io non conosco occupazione per me più deliziosa del mangiare, mangiare come si deve, intendiamoci. L’appetito è per lo stomaco ciò che l’amore è per il cuore ."
Una volta, il compositore vinse per una scommessa un tacchino ripieno di tartufi, ma il perdente continuò a fare lo smemorato per molto tempo.
Un giorno il Rossini decise di riscuotere quello che gli spettava di diritto, si avvicinò al suo debitore e gli disse:
- Ebbene? Questo famoso tacchino quando si mangia? -Vi dirò, Maestro: non è ancora propizia la stagione per i tartufi di prima qualità -Niente, niente! Cotesta è una falsa notizia, che, per non farsi riempire, mettono apposta in giro i tacchino
Una delle sue attività preferite è quella di riuscire a trovare qualche nuovo elemento da aggiungere a piatti già noti, ricercando così nuovi aromi e sapori e riuscendo a dar vita a deliziose variazioni sul tema.
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