martedì 12 dicembre 2017

La Calabria è una terra ricca di tradizioni e di grande cultura. Trascorrere il Natale nella bella terra di Calabria, significa immergersi in luoghi magici che ogni anno ripercorrono la storia del Natale attraverso canti e manifestazioni caratteristiche.

La ” strina ” è tradizione tipica del territorio calabrese, anche se la sua diffusione è limitata ai soli paesi interni. Notevole è, in questi ultimi anni, la riscoperta di questa splendida usanza da parte di compagnie popolari che la ripropongono nel corso di serate che vengono tenute nel periodo natalizio, rappresentando ad un pubblico nuovo ed immemore il canto augurale portandolo, non più ad una singola famiglia destinataria, bensì offrendolo ad un vasto uditorio.

Viene solitamente accompagnata dal suono dei “sazeri” conosciuti anche come “murtali” o “ammaccasali”.
Spesso al suono di uno o più di questi strumenti si accompagna una chitarra, un mandolino, un tamburello ed una fisarmonica.  Tutto dipende dal numero dei cantori. La strina viene solitamente effettuata nel periodo che va dalla serata della celebrazione della festa della Immacolata Concezione (8 dicembre) alla serata dell’Epifania (6 febbraio).
La strina è detta anche  “strina di i supprissate”

Le ricette più classiche e tipiche del Natale in Calabria.

 Alla vigilia non possono mancare le fritture a cominciare dal cavolfiore e dalle zeppole, segue lo stoccafisso in umido oppure le salsicce con contorno di cime di rape ed il “lampasciuni”. La cena di Natale prevede secondo tradizione che si mangino almeno 13 pietanze basate su alimenti poveri ed essenziali. Si comincia con la pasta al forno, polpettine di carne, salamino calabrese al peperoncino. Seguono poi fritture di pesce, crostacei e gli avanzi del cenone perché, come si dice in queste zone, sono “benvenuti in casa”.

 I piatti principali che si preparano sono: baccalà, broccoli, spaghetti con le alici, con la mollica di pane abbrustolita, finocchi, zucca fritta. E durante tutto il periodo natalizio, si consumano "i cullurialli" o zeppole, delle tipiche ciambelle fritte

.I piccoli centri sono quelli dove le tradizioni sono ancora meglio radicate ma, se cercate bene, anche nelle città potrete riassaporare l’atmosfera natalizia più autentica: un bell’esempio in tal senso sono i mercatini di Natale. Da Cosenza a Crotone, da Lamezia a Reggio Calabria sono innumerevoli i mercatini natalizi allestiti ogni anno nel mese di dicembre. Qui potrete trovare addobbi per l’albero, per la casa, per i balconi e gli ambienti esterni della vostra abitazione: un trionfo di luci e colori che vi riporterà con la mente indietro nel tempo. 

Dolci di Natale in Calabria

In Calabria i dolci natalizi sono innumerevoli e ancor di più sono le varianti di preparazione che si registrano in ogni paese.Sarebbe impossibile elencarli tutti senza fare delle esclusioni eccellenti. Consapevoli di questo rischio, proviamo ad offrirvi una panoramica sulla gastronomia calabrese del periodo di Natale concentrandoci sui dolciumi. Saranno i dolci, infatti, ad accompagnare in maniera continua la vostra visita in Calabria nel periodo delle feste di fine anno. Sia che soggiorniate a casa di amici o parenti, sia che siate ospiti presso una delle tante strutture ricettive, i dolciumi tipici del Natale saranno la conclusione ideale dei pasti ma anche la cornice gastronomica delle visite di auguri, tradizione, questa, a cui i calabresi sono molto legati: dovunque andiate, anche solo per pochi minuti, è bene accettare qualcosa per far contenti i padroni di casa; qui l’ospitalità è sacra, specie in questo periodo. 
Una costante nella preparazione dei dolci calabresi è la frittura. L’esempio più diffuso sono le zeppole farcite alla crema, tipiche delle zone del centro ma diffuse un po’ ovunque ormai da tempo. Simili, ma non farcite, sono le nocatole o grispelle o vecchierelle, che rimandano per la forma alle Krapfen nordeuropee, chiamate nel Cosentino anche “cuddruriaddri duci” per differenziarli da quelli salati.

Onnipresenti sulle tavole sono anche degli gnocchetti fritti, passati nel vino (o nel mosto) cotto, farciti con noci e canditi e quindi ricoperti di miele di fichi o di castagne: i cannaricoli, detti anche “pasta cumpettata”(variante jonica un po’ più piccola) o turdilli. Con un impasto analogo, ma senza farcitura, si fanno le scaliddre (il suono è lo stesso di cuddruriaddru) ricoperte di miele o di glassa di cioccolato. Molto apprezzata dai turisti delle aree montane è anche la Pitta Impigliata (o, nella variante crotonese, Pitta ‘nchiusa), un panetto di pasta frolla al miele arrotolato su se stesso e farcito con canditi, noci e uva passa

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